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lunedì 30 luglio 2007

Capitolo 11

Il legame che corre

Correre... è ciò che faceva il dio Hermes (o Ermete), rappresentato con le ali anche ai piedi, colui che interpreta la volontà divina. Deucalione, dopo il diluvio, vede apparire proprio Hermes che gli chiede cosa vuole dagli dei. Hermes, espressione della volontà divina, corre! Il correre permette di realizzare un legame fra spazio e tempo, nella massima esperienza umana della libertà, almeno fisicamente... si pensi agli atleti, prima ancora che al superamento delle corse umane con quelle motorizzate (dalle esaltazioni della velocità e dell'invenzione dell'automobile, fatte dai futuristi, alle corse della Formula Uno...), o con quelle virtuali (il mud run schecth, la scena accelerata in un film o in una ripresa), e alla simulazione del volo naturale (tanto studiato da Leonardo) con la realizzazione di quello motorizzato tramite gli aerei.

Chi corre è il corridore, ma prima ancora è il corriere...

Questo termine indica ancora, in italiano e in francese soprattutto, gli organi di informazione, i giornali.

Il corriere lega, dando notizie: metaforicamente corre, salta, vola nello spazio e nel tempo, presentandosi periodicamente.

Soprattutto Hermes lega, nella mitologia, il mondo divino con quello umano: conduce le anime dalla terra agli inferi (si pensi al mito di Orfeo, in cui Hermes, per mano, conduce definitivamente negli inferi Euridice). Hermes è anche raffigurato nell'atto di portare un agnello sulle spalle, nelle contaminazioni delle tradizioni classiche con quelle ebraico-cristiane, in una probabile anticipazione del tema del buon pastore (Hermes crioforo).

Proprio a Hermes l'ermeneutica deve il suo nome. Si tratta della scienza dell'interpretazione: cioè è la scienza che corre verso lo spirito che è legato, come un nodo da sciogliere, nella parola. L'ermeneutica manifesta, percorrendo il legame fra spirito e parola, significati nascosti in superficie; scioglie la parola che lega l'espressione libera, spirituale, che la trascende.

Il legame si percorre, tramite l'ermeneutica, da un capo all'altro, proprio come faceva Hermes correndo da un mondo all'altro. Tra ciò che è chiaro, o evidente a tutti, e ciò che è oscuro o celato c'è dunque un legame.

La comunicazione si è sviluppata proprio a partire da questo principio: realizzare il legame con ciò che non è immediatamente visibile, udibile, percettibile, conoscibile... ed ecco un aumento esponenziale dei corrieri, cioè dei legami: tanti sono i fili conduttori, le reti che consentono la comunicazione, che materialmente è permessa dalla cosiddetta rete. Lo stesso blog non è che un legame! Il termine deriva da web-log che, appunto, indica l'ingresso nella rete, cioè in un legame. Un legame che, come faceva Hermes, ci fa correre nello spazio e nel tempo, virtualmente sì... ma pur sempre nella realtà, oltre il mito.

sabato 21 luglio 2007

Capitolo 10

Il legame con l'esistenza

Un legame sembra, a prima vista, vincolante e opprimente. Si pensi a un prigioniero, come Socrate che, chiedendo di allentargli la presa della catena da cui era legato, descriveva, partendo dal prurito, il sottile legame fra dolore e piacere: egli sa di potersi ancora muovere con sicurezza, con una relativa autonomia.

Un legame sembra, in un'altra prospettiva, indispensabile e persino irrinunciabile. Si pensi ora a una cordata di scalatori di roccia o al bungee-jumping, cioè a quella moda per la quale alcuni temerari si gettano nel vuoto, appesi per i piedi a un elastico, al fine di provare l'ebbrezza dell'avventura del volo: chi si trova legato sa che il suo movimento, e addirittura la sua esistenza, sono appesi esclusivamente a un filo, a quel filo, a quel legame.

Non abbiamo inventato noi il concetto di legame, ma abbiamo certamente realizzato legami solidi e resistenti anche noi; siamo riusciti anche a scioglierne senza volerlo; ne abbiamo anche scientemente slegati, altri si sono poi dissolti a causa della stessa propria fragilità.

C'è però un legame che, per quanto abbiamo cercato, non siamo riusciti mai definitivamente a sciogliere: è il legame con l'esistenza stessa, cioè ciò che ci fa sempre cercare e ricercare un senso, una ragione, e talora anche una fede... per motivare l'esistenza stessa.

Il legame, di cui qui parliamo, si manifesta dall'inizio del nostro esistere.

Il cordone ombelicale che ci lega nella generazione, e che avrebbe legato tra loro le varie generazioni nello spazio e nel tempo se fosse stato possibile non reciderlo quando siamo nati, continua a essere cercato anche dopo la nascita. Quel legame viene naturalmente ricercato in ogni appiglio dal neonato: nel seno materno, nel dito della mano o del piede da succhiare... il bambino cerca sempre di far-capo a qualcuno: nella costruzione culturale della famiglia si parla di genitori, a tal proposito; noi, tuttavia, preferiamo il termine generico qualcuno, ammettendo anche altri legami culturali e qui descrivendo, invece, solo un legame naturale. Il bambino cerca le mani di qualcun altro da prendere, da tenere; quando impara a camminare, dà la mano all'adulto (ripresentazione del legame ombelicale tagliato); quando il bambino cresce, il legame si ripresenta invisibile, ma sussistente a un tempo, nel cercare gli affetti, gli amici, gli altri... fino a raggiungere una forma matura, forte e pervicace, ormai autoprotettiva: il legame con le proprie idee, tenacemente difeso.

Sono solo alcune espressioni del legame. Molte altre potrebbero ancora esserne qui elencate, ma non v'è più spazio. Arriviamo perciò all'ultima parola che precede il silenzio dell'uomo: è un'invocazione a qualcuno o a qualcosa... e, quando non riesce a esser parola - si pensi a un malato di sclerosi multipla, ad esempio - è solo uno sguardo bisognoso di aiuto rivolto a chi è vicino, cioè un legame con ciò che è altro-da-noi.

Capitolo 9

Il legame reciso

Heidegger parla della differenza ontologica: cioè quella differenza, in base alla quale e per la quale gli enti finiti, che partecipano dell'essere (participio significa prendere parte... all'essere, e non prenderlo ed esprimerlo tutto...), sia pure fra loro legati, non arriveranno mai all'essere stesso, che è infinito.

Questa differenza ontologica è una scissione del legame fra essere ed ente, ma al tempo stesso è un legame: l'unico modo per cogliere l'essere è quello di ritrovarlo, legato in parte, nell'ente e nell'esser-ci (Da-Sein) che è l'uomo stesso, unico ente a vivere, nella sua esistenza, le due dimensioni, quella ontica (che lo lega agli altri enti finiti) e quella ontologica (che lo rende capace di progettare la sua esistenza e anche quella degli altri enti...).

Derrida dice che l'essere stesso è differenza. Parrebbe... il contrario di quel che qui sosteniamo dicendo che l'essere è legame. In realtà, il concetto di differenza presuppone quello di legame, che viene così reciso, tagliato, ma che prima... c'è. Derrida affronta il discorso dal punto di vista linguistico e dice che non c'è in principio la possibilità di recupero, tramite la parola e il linguaggio verbale, dell'essere... Tale legame è reciso. Tuttavia la scrittura, anche per Derrida, consente un accesso all'essere, ma soltanto inteso come differenza e, secondo lui, proprio la scrittura esprime maggiormente questa differenza. Per esprimere meglio il concetto di differenza ontologica, differenziandolo dalla differenza ontica, Derrida parla di differanza (giocando sull'uguale pronuncia che lega le due differenti scritture, in francese, dei significanti cambiandone solo una lettera: différance e différence). Inutile dire che tale differanza è per noi è il legame tagliato prima, come un cordone ombelicale, e poi - per istinto o per ragione - sempre e ovunque cercato.


Concordiamo con Derrida sull'inadeguatezza di ogni parola a esprimere l'essere, ma ritenendo che l'essere sia il legame. Proprio per questa inadeguatezza a esprimere il legame non bastano tutte le parole di questo mondo, non bastano le espressioni concettuali che sulle parole stesse si appoggiano, si legano... Eppure tutto fa riferimento al legame, come anche il termine appena usato (riferimento) si fonda sul concetto di legame. Tutto è un legame... soprattutto, com'è nel caso dell'ente con l'essere, quando il legame è già reciso o spezzato e, proprio per questo, ancor più ricercato.

martedì 10 luglio 2007

Capitolo 8

Il legame con le scienze
Il simbolo unisce, lega... Si pensi alla bandiera nazionale o a qualunque bandiera... E il simbolo è spesso caratterizzato da un logo che può legare immagini, lettere, cifre...

Nella matematica, il concetto di legame è fondamentale... l'insiemistica ne è un esempio emblematico. Tutta la matematica si articola in operazioni con cui si aggiunge o sottrae in relazione a un'unità numerica. Si parla di indivisibilità, di scomposizione, di addizione, di sottrazione, di divisione, di moltiplicazione... Tutti concetti basati su quello di legame in relazione all'unità (altro modo di definire un'unione, cioè un legame).

I monomi legandosi originano i polinomi e via dicendo...

Persino nella goniometria v'è il concetto di unione: le tangenti, le cotangenti... senza contare che, all'infinito, possono coincidere anche le rette parallele. Il concetto di asintoto si avvicina molto a quello di legame, ad esempio. Tutto tende al legame, sia pure all'infinito (si veda il calcolo infinitesimale). Cosa dire poi di proporzioni ed equazioni? Sono legami, in quanto accostamenti posti in relazione. Per non parlare delle frazioni, dei frattali... il cui concetto sotteso è quello di legame: cosa infatti bisogna dividere o spezzare, se non ciò che è legato? E la radice quadrata? I radicali? Si pensi solo a cosa evoca il concetto di radice...

Pitagora aveva detto che il numero è l'arché che sta alla base dell'essere. Sulla matematica, che lega il molteplice partendo dall'unità, si fondano altre discipline, come la geometria, la fisica, la musica... e tutte partono da legami con le parti, misurabili col numero. Persino la teologia si riferisce a legami numerici: si pensi al dogma del cattolicesimo secondo il quale Dio è uno e trino.

La fisica ci ha permesso di scoprire la forza di gravità. Sono necessari, in questo caso alcuni legami, altrimenti ci si può sfracellare... Eppure l'uomo ha spesso sfidato la stessa forza di gravità con alcune sue costruzioni. Leonardo, riprendendo gli studi di Vitruvio, aveva individuato il numero che esprime le proporzioni anatomiche dell'uomo: e tale numero non è altro che un legame.

giovedì 5 luglio 2007

Capitolo 7

Il linguaggio e il legame
Ogni lingua si basa sul concetto di legame. La lingua parlata e scritta da un popolo è un modo di unirsi per capirsi, per sottrarsi a una babele sempre possibile. Nella pronuncia francese abbiamo il concetto di liaison, che vuol dire legame. In ogni lingua vi sono le congiunzioni, che sono legami: non costituiscono tuttavia la sostanza del discorso, che è invece fondato su soggetti e verbi, fra loro uniti: nell'analisi logica, non a caso, si parla a tal proposito di copula: perciò v'è legame e legame! Ma sempre sul concetto di legame, secondo noi quello ontologico, si fonda il discorso!

De Saussure distingueva fra lingua e linguaggio: la lingua è una parte, essenziale, del linguaggio. Il linguaggio riveste un ampio spettro comunicativo ed è un legame ancor più comprensivo: v'è il linguaggio del corpo, della gestualità, quello materiale, ecc.

Il termine greco logos significa proprio ciò che è raccolto! E il connesso verbo greco lego, (sia chiaro, si parla di verbo greco!) significa raccogliere, radunare!

Con questo termine, logos, viene indicato il discorso razionale dei filosofi, da alcuni visto anche come principio primo (arché) dell'esistenza. Il logos lega, ordina ciò che altrimenti è caotico. E' un legame! Eraclito identifica il logos nel fuoco; e gli stoici aggiungono il concetto di logos spermatikos, che è la ragione seminale dell'esistenza: attraverso l'unione, o legame, v'è una fecondazione continua che fa esistere.

Logos è un termine del quale anche i cristiani si appropriano, mutuandolo dalla filosofia greca. E' l'Evangelo secondo Giovanni a porlo come centrale al punto di identificare in esso Dio e perciò Cristo stesso:


"In principio era il logos/ e il logos era presso Dio/ e Dio era il logos"


(Gv 1,1 ss.).


Perciò Dio, rivelato pienamente nel Cristo, per i cristiani, è il legame per eccellenza. Nella traduzione latinizzata, viene usato in luogo del termine logos quello di verbo (da verbum). Il verbo esprime una realtà, un'azione; la parola serve a esprimere un gesto, un evento, un fatto; nel verbo l'azione si fa parola. Il verbo all'infinito indica qualcosa che supera la dimensione finita delle cose e la filosofia e la teologia legano sempre l'infinito a un principio primo o divino (ad esempio, l'essere). Il verbo nei suoi modi finiti è, come già epresso da questo aggettivo, in una dimensione non superiore alle cose e serve proprio a legare azioni e soggetti, tanto che si parla di coniugazioni del verbo: il verbo si coniuga, cioè si unisce, si lega!

mercoledì 4 luglio 2007

Capitolo 6

Poesia è/e legame
Si dice che Alfieri per essere costretto a studiare si facesse legare alla sedia. Con questa immagine inizia il nostro intervento al quale daremo un taglio tecnico-letterario, e sorvoliamo, per ora, sul termine "taglio"...

Fra le figure retoriche e le tecniche utilizzate nella poesia, vogliamo considerarne alcune che, secondo noi, più delle altre manifestano il concetto di legame, sotteso a tutto.

Nella poesia il parallelismo concatenato lega gli stessi termini che successivamente conduce a uno sviluppo nel verso successivo.

Il chiasmo lega in un incrocio due termini (che, nell'arte figurativa, possono invece essere due colori) originando un intreccio di significanti e significati, che prende il nome dalla lettera chi dell'alfabeto greco.

L' analogia è un paragone, cioè il legame con altre immagini, del quale, a volte, viene esplicitato solo un termine.

La sinestesia è il legame fra due o più termini che esprimono sensazioni aventi diversa origine sensoriale (ad esempio, l'urlo nero di Quasimodo).

Il correlativo oggettivo, inventato da T. S. Eliot e particolarmente amato da Montale, è il legame con un'oggettivazione materiale di uno stato d'animo: esempi famosi, fra gli altri, ne sono la foglia riarsa e accartocciata o il cavallo stramazzato. E citiamo ancora Montale:

"Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre [...]"


Le rime sono un altro evidente e sonoro legame, per non parlare della metrica... Al di là della forma, la rima sollecita la memoria, imprescindibile legame cantato proprio in questi versi dal poeta.

Il legame già naturalmente sotteso al tutto viene così riprodotto, e viene reiterato quel processo che porta a esprimere con ogni nostra azione, e soprattutto con l'arte, il legame stesso.
Non abbiamo certo bisogno di farci legare alla sedia per scrivere questi nostri pensieri, per ora... perché il volerli esprimere costituisce, senza bisogno di materializzazione, un legame già forte.

martedì 3 luglio 2007

Capitolo 5

Il legame: costruzioni naturali e culturali


Al di là della raccolta dei rifiuti (e quella differenziata non è che un altro riferimento al legame...), il legame raccoglie, unisce, si stabilisce quando già non c'è... Secondo la nostra tesi tuttavia c'è già sempre in natura. Perciò è naturale per l'uomo costruirne altri, solo quando non fossero da lui trovati.
Fra i legami naturali, oltre al cordone ombelicale, possiamo considerare, le viscere degli animali, i tentacoli, le radici delle piante, per non parlare dei legami patologici e cioè di noduli, linfonodi, diverticoli e aderenze varie, non belli da descrivere ma da citare... e così procedendo si arriva al DNA stesso. Fra i legami non naturali possiamo invece annoverare, oltre ai fiocchi, i ganci, i ponti, le funi, le cordate, che per gli scalatori hanno un'importanza vitale.

I legami costruiti dall'uomo sono una salvaguardia, una sicurezza... spesso sono anche, purtroppo ancora oggi, uno strumento di morte, come le corde usate per le forche o la ghigliottina, che si fonda sul concetto di legame tuttavia concretizzando l'aspetto del recidere, del tagliare il legame stesso; ma l'uomo non ha inventato il legame. Lo ha solo emulato, ricavandolo dalla natura, lo ha realizzato da un modello archetipo. Questa affermazione va tuttavia spogliata da un pur apparente platonismo che la ispira: l'archetipo è già presente nell'hic et nunc, nell'al-di-qua! e non nell'al-di-là, al quale pochi credono veramente. E tale archetipo si trova nei legami naturali.
Baudelaire ha utilizzato, non solo nella sua produzione letteraria ma anche nella sua grande opera di critico d'arte, un termine che non possiamo non considerare anche qui: correspondences.
Secondo lui, la natura è una foresta di simboli che parlano guardando l'uomo stesso, il quale in essi non fa altro, perciò, che trovare degli "sguardi familiari" ai quali rispondere o corrispondere. Tali corrispondenze offrono una possibilità di superamento, almeno all'artista, e gli conferiscono una potenza espressiva, definibile con il termine di surnaturalismo.
Le correspondences, cioè le corrispondenze di Baudelaire cosa sono se non un legame, già presente in natura, che l'uomo deve solo cercare e trovare?

lunedì 2 luglio 2007

Capitolo 4

Tutto ha a che fare con il legame?
Parlando informalmente della nostra teoria, qui esposta, agli amici con i quali v'è un indubbio legame affettivo, una domanda ci ha colpito particolarmente: "Di questo passo, tutto ha a che fare col legame. Ma si può sapere che nesso abbia il bidone della spazzatura col legame?".
Oltre l'ironia apprezzabile, che accompagna la domanda, si può rispondere che effettivamente, se il legame è sotteso a ogni concetto, lo è anche a quello di cestino.
Già da alcune correnti di pensiero più inclini all'aristotelismo o al tomismo emerge chiaramente che la sostanza è conoscibile, tramite astrazione, e compresa secondo le categorie e, fra queste, la categoria di relazione permette di spiegare i nessi che si riferiscono alla sostanza stessa. Perciò quello che secondo i sostenitori di tale corrente filosofica è solo una categoria (la relazione), e che quindi va riferita a ciò che è ontologicamente prioritario, cioè la sostanza, secondo noi va inteso in modo diverso. Ossia la sostanza è la relazione stessa, cioè il legame!

Kant dice, nella "Critica della Ragion Pura" , che invece non si può conoscere la sostanza, la cosa in sé (il noumeno); e, tra le forme sintetiche a priori della logica analitica trascendentale, Kant parla delle categorie suddividendole, come a lui piace spesso fare, in quattro: qualità, quantità, modalità e, dulcis in fundo... relazione. La relazione è da noi intesa come legame! E Kant non si limita a ritenere come prioritaria rispetto alla sostanza la categoria della relazione, almeno nella conoscenza possibile del soggetto trascendentale. Ma introduce anche la figura dell'Io-penso, che ha proprio, in vista della conoscenza possibile, una funzione unificante (cioè è un legame) fra le categorie quadripartite. Tuttavia per Kant non sarà possibile conoscere la sostanza. Ciò che rimane conoscibile, alla fine, sono i nessi, la relazione, ossia il legame! E questo discorso è molto vicino alla nostra teoria.

Per rispondere al nostro amico anche sul nesso fra il cestino e il legame, possiamo aggiungere, a chiusura del capitolo, richiamando la finalità stessa del cestino, del bidone o del cassonetto che serve per la raccolta dei rifiuti: questo è un inequivocabile legame.

domenica 1 luglio 2007

Capitolo 3

Un legame sotteso al tutto

Nei suoi "Pensieri", Pascal discepta dal cavolo fino a giungere a Dio, proprio perché v'è un legame fra tutto, un legame che è sotteso al tutto.

Perciò noi, anche, vogliamo passare dal guinzaglio che lega un cane o dalle briglie che legano i cavalli, per evocare solo un mito platonico, alle sirene che tentano Odisseo, il quale per resistere alle loro malie, si fa legare. E le sirene rappresentano ciò che, del legame, costituisce l'altro capo, ossia quello invisibile.
Il legame è ciò a cui l'uomo ricorre, quando teme di disperdersi, di disorientarsi a causa della libertà, che il legame stesso paradossalmente permette.
L'obiezione più scontata che potrebbe essere addotta, ascoltando un simile argomentare, è forse questa: così dicendo, tutto coincide con tutto e la stessa parte coincide col tutto... perché se tutto è legato non v'è differenza fra nessuna cosa. Già i sofisti utilizzavano simili argomentazioni, perciò non viene detto niente di nuovo. Tuttavia, pur essendoci del vero - a nostro avviso - in queste possibili affermazioni critiche, occorre distinguere: si può così notare che, su un piano ontologico, in ultima analisi è proprio vero che tutto è unito, cioè legato. Lo dicevano già i neoplatonici. L'Uno è l'essere stesso che, per emanazione, diventa, alla fine, la parte molteplice. Il molteplice è, però, sempre Uno, sia pure in parte. E la parte coincide col tutto, perché ne è propria parte. Il nulla non è che l'altro lato, oscuro e terribile, del tutto. Il nulla perciò è ciò che sta dietro, e non si vede, al tutto che si vede. Questo nulla è l'Uno stesso, quindi... e, aggiungiamo noi, è il legame stesso. Infatti l'Uno, come dice il termine stesso, unisce, cioè lega. Vederlo in quanto nulla è sempre unificante, secondo una descrizione analogica (l'unica possibile): perché il concetto di nulla, o di nulla eterno, non è che l'unificazione concettuale di impressioni ricavate da molteplici esperienze sensibili; infatti chi ha mai visto il nulla? E chi ha mai visto il tutto? Si procede associando, legando le molte impressioni e si ricavano i concetti di nulla e di tutto. Ma, ancora un volta, la costante sta nel legame fra essi.

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